N35 Lo sapevi che…Musei a domicilio – I POZZETTI NEOLITICI, SOLO IMMONDEZZAI O SCRIGNI DI INFORMAZIONI?

I POZZETTI NEOLITICI, SOLO IMMONDEZZAI O SCRIGNI DI INFORMAZIONI?

Un archeologo sa che le conoscenze e le informazioni più  preziose si celano anche dietro a reperti e contesti apparentemente più “umili”: questo è il caso degli “immondezzai”.

Un contesto di questo è ricostruito nella sala 6 del Museo Archeologico del Friuli occidentale, ovvero un modello di  “pozzetto”,  riferito alla presenza nel nostro territorio dell’uomo durante il Neolitico, (5300-3500 a.C). I pozzetti sono fosse di forma irregolare più o meno circolare, di dimensioni e profondità variabili. Si ipotizza che alcuni fossero utilizzati per conservare cereali; spesso erano utilizzati come discariche per gli scarti prodotti negli insediamenti.

Come fa un archeologo a riconoscere un pozzetto, per poi scavarlo?

Un esempio ci è dato dagli scavi condotti lo scorso secolo a Bannia di Fiume Veneto. In località Palazzine di Sopra alcune “macchie scure” di terreno furono individuate sulla superficie dei campi.  Questo tipo di terreno, detto antropico, è il risultato della trasformazione chimica e fisica della terra a contatto con resti organici e inorganici, possibili reperti archeologici.

Scavate con una precisa metodologia, le macchie si sono dimostrate la parte superiore dei pozzetti. Nel loro riempimento vi erano frammenti di ceramica, strumenti in pietra, frammenti ossei di animali, semi e carboni.

Quali informazioni si possono ottenere studiando questi reperti?

I reperti di Bannia hanno permesso di ricostruire le forme e le decorazioni a incisione e impressione dei vasi e di attribuire la comunità alla Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata. Hanno svelato che la selce usata per gli utensili proveniva principalmente dal Veneto e che l'insediamento era di allevatori, essenzialmente di capre e pecore, dediti in maniera minore all'agricoltura. E' stato possibile attribuire il sito alla metà del V millennio a.C., anche attraverso metodi datazione dei materiali organici.

Questi resti, scartati già migliaia di anni fa, si rivelano oggi una importante fonte di conoscenza.

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